La mia parte intollerante – Spiegazione e Significato.

LA MIA PARTE INTOLLERANTE:

3° B di un I.T.C.

Una classe di classici figli di.

Ho dubbi amletici tipici dei 16: essere o non essere patetici?

Come lo stesso Caparezza afferma, questo è un canto che, seppur di molto romanzato, resta autobiografico. Il nostro Genio ha infatti frequentato quella classe, di quella scuola (ha il diploma da ragioniere, che credo mai utilizzerà), e in questa evidentemente deve aver fatto la conoscenza di non pochi figli di papà. Da buon “letterato” riprende Shakespeare, chiedendosi se valga la pena o meno essere sé stesso, correndo così il rischio di venir considerato patetico dai suoi compagni. Giusta osservazione.

Eh si, ho gli occhiali spessi, vedessi…

amici che spesso mi chiamano Nessie,

indefessi mi pressano come uno stencil.

Bud Spencer e Terence Hill repressi,

con grossi limiti, ma imbottiti di bicipiti

da divi che invidi, vengono i brividi

se per fare i fighi lasciano lividi. 

Da qui, il Capa, comincia a ricordare com’era per lui essere adolescente in quella classe e immagina la reazione degli amici alla sua diversità, o stranezza, che potrebbe essere simile a quella della gente che dà il nome Nessy al mostro di Loch Ness. È una bestia rara, insomma. Poi ci racconta di come, da ragazzo, viene preso e sbattuto al muro, paragonando le celebri scazzottate dei due attori citati, al comportamento violento e rissoso dei compagni, che, limitati cerebralmente e repressi, vogliono solo sentirsi fighi e protagonisti.

Non vivo di pallone, non parlo di figone,

non indosso vesti buone,

quindi sono fuori da ogni discussione. 

Caparezza, a differenza dei suoi coetanei, detesta parlare di calcio, di ragazze o di grandi firme: perciò dato che questi sembrano essere gli unici argomenti di discussione, sorge la problematica del non saper assolutamente di cosa cacchio parlare; in pratica si auto- esclude.

No, non mi conoscono ma tirano

le loro nocche sul mio profilo da Cyrano*
se sei violento tutti qua dentro ti stimano,

se sei mite di te ridono come di Totò, 
però chi è mansueto come me sa che

quando le palle si fanno cubiche, 
come un kamikaze che si fa di sakè*

metto a fuoco intorno a me. 

Dunque, essendo escluso da ogni discussione, è naturale che, parlando poco, nessuno lo conosca poi così bene da giudicarlo. Eppure, diamo il via alle danze e ai pugni in faccia!

*Cyrano de Bergerac, poeta e spadaccino, ha in comune con Caparezza il naso prominente, per il quale veniva spesso schernito. Il signor Rezza Capa è infatti molfettese, sì, ma i connotati arabi non glie li leva nessuno!

Comunque, si da il caso che se sei mite ti prendono per i fondelli e l’unico modo per farsi rispettare, in 3°B, sembra essere quello di comportarsi come si comportano tutti: da violento. Il nostro Capa, però, non intende venire alle mani: lui, mansueto e “coccoloso”, esplode solo quando, per immenso scassamento di maroni, i suoi attributi assumono forma cubica. A questo punto, fa BOOM, come un kamikaze (in questo caso nipponico, di seconda guerra mondiale) che si fionda sull’obiettivo, dopo aver bevuto sakè* (la bevanda alcolica dei giapponesi).

Rit: 
Trovo molto interessante la mia parte intollerante

 che mi rende rivoltante tutta questa bella gente.

 Ed arriviamo finalmente al fantomatico ritornello! L’intolleranza della “bella gente” nei suoi confronti viene ripagata con la sua stessa moneta: il disgusto. Caparezza è per questo, la fierezza della diversità fatta persona.

Affianco al mio banco un hiphoppettaro

sniffa polvere da sparo, dice che un tipo è capace 
per quanti buchi ha nel torace,

lo capisco, ma preferisco Karol

a dischi di artisti muscolosi, 
orgogliosi dei loro trascorsi malavitosi,

vanitosi ripresi con pose da bellicosi

mentre io sono fiacco ed ho la mononucleosi.*

Studio in una classe di rissosi, eccitati dai globuli rossi

manco fossero Bela Lugosi.*

Tieni presente che sono commosso cerebralmente da gesti eccessivamente affettuosi. 


Veniamo ora ad un secondo racconto pseudo-fantastico (si spera). Caparezza si ritrova come vicino di banco un ragazzo tutto preso dall’hip hop di superficie, da cui assorbe tutti i lati più negativi, come la vita da gangster e le risse; di lui dice che “sniffa polvere da sparo”: è insomma un drogato di violenza. Preso dalla faccenda, Caparezza controbatte al fatto che “un tipo è capace per quanti buchi ha nel torace”, ricordando al suo compagno che, se bastassero i proiettili nel petto a forgiare un rapper, allora anche Papa Giovanni Paolo II potrebbe essere un MC ( che è chi fa musica di questo genere). Il ragionamento fila, e Capa non ha tutti i torti. Infatti, se ben ricordate, l’ex Papa, il 13 Maggio 1981, venne colpito al petto da un terrorista evidentemente poco d’accordo con gli ideali del pontefice. Caparezza ritiene più dignitoso venir fucilati perché non si è rinunciato alle proprie idee, piuttosto che per il controllo dello spaccio di droga. Ma torniamo a noi: il ragazzo sta in fissa con gli MC più truci. E Caparezza? Caparezza ne ride, ricordandosi – col senno di poi- di quando durante il tour di Verità Supposte era stato costretto ad annullare un sacco di date, essendosi beccato la mononucleosi*, la malattia del bacio, o meglio, in questo caso del microfono: perché lui è sicuro di averla presa a forza di baciare i microfoni, o al meno così dice. Boh. Fatto sta che, in pratica, il nostro fanciullo dalla capoccia riccioluta, studia in una classe di esagitati, talmente esagitati da essere paragonati a Bela Lugosi* (che ricordiamo essere l’attore di Dracula), quando vede il sangue: un’eccitazione senza pari. E poi questa frase, ragazzi, questa frase!  “Tieni presente che sono commosso cerebralmente da gesti eccessivamente affettuosi.” Il TOP. Si spiega da sola.

A 16 anni le opzioni sono due: visto che o diventi pugile

o diventi come me che sono debole, 
che non ho regole, che ho roba demodè,

che detesto il chiché dell’uomo

che non deve chiedere mai*, 
dato che se non chiedi non sai,

dato che adoro Wharol e Wilde,

dato che se mi cerchi mi troverai

nel viavai di un gay pride,

ma sappi che se mi provocherai sono guai, 
Dottor Jackill diventa Mr Hide*

e ti ammazza stecchito col Raid.*

Ora Capa si fa manuale vivente, ponendoci di fronte a una scelta. A sedici anni, infatti, non ci sono tante opzioni: o diventi un bullo del ca’, o segui il suo “esempio”. Debole, senza regole, fuori moda, e soprattutto con un cervello. Il che distingue dalla massa, attenzione! Caparezza, come ogni bipede dotato di una certa intelligenza, sa bene che è da stupidi far finta di sapere già tutto, e che in realtà, se non si chiede non si può sapere mai niente. Piccola chicca*: la frase con l’asterisco è ripresa da uno spot pubblicitario anni ’80, del profumo maschile Denim. Nel clip veniva inquadrato il petto di un uomo, accarezzato da mani femminili, mentre una voce recitava appunto lo slogan: “Denim, per l’uomo che non deve chiedere mai.”  Figo, il nostro Capa non ci esenta mai da doppie, triple o quadruple possibili spiegazioni di una sua frase. Oh yeah. Bando alle ciance, Caparezza arriva subito al dunque: scaglia una lancia a favore di chi viene ingiustamente discriminato dalla bella gente, dicendo di adorare Wharol e Wilde (grandi talenti,  risaputi omosessuali) e schierandosi a favore del Gay Pride. Infine fa un ultimatum a chi lo sfotte, avvisando del fatto che, se questa cosa non cessa, sono guai, e cita il famoso romanzo di Stevenson*, nel quale il protagonista vive una sorta di “doppia esistenza”, che conduce nel continuo alternarsi di atteggiamenti pacati e rissosi (da qui i due nomi per lo stesso personaggio). Inoltre, come recita un’altra pubblicità “Raid li ammazza stecchiti”, Caparezza, minaccia di ucciderli con la suddetta insetticida.

Cari professori miei,

io vorrei che in giro ci fossero meno bulli del cazzo e più gay, 
più dreadlock* e meno moncler*,

più Stratocaster e meno DJ.

Chiama la strega di Blair*
che ho un progetto in mente:

rimanere sempre adolescente.

Io sono molto calmo ma nella mente 
ho un virus latente incline ad azioni violente.

Qui il Genio si scopre completamente, regalandoci un crescendo emotivo straordinario ed esponendoci con immensa chiarezza ciò che vorrebbe ci fosse in un mondo da lui brevettato. Condivide con noi la sua personale rivoluzione, nella quale incita i gay ad insorgere contro i bulli, appoggia gli alternativi rastaman* desideroso di vederli prevalere sui frivoli ometti dal Moncler* addosso, e invita a sostituire ogni DJ con dei buoni chitarristi. L’avversione di Capa per la musica dance è ormai risaputa, tanto che egli stesso afferma ironico che “è più eccitante il suono di un martello pneumatico”. Poi, rivolto a un ipotetico nessuno, ordina di chiamare la strega* del film “The Blair Witch Project”, poiché come quella, anche lui ha un progetto: rimanere sempre adolescente per conservare quello spirito critico di chi si pone continuamente domande. Per l’ennesima, non ultima volta, Caparezza ci ricorda che se si incazza può farci male, a sbuffo, perché gli garba così.

Si sente sempre più spesso

che sono un pazzo depresso. 
Meglio depressi che stronzi del tipo “Me ne fotto”,

perché non dicono “Io mi interesso”? 

Per nulla agitato, si dà al gossip informandoci del fatto che si fa un gran parlare della sua presunta pazzia da depresso, ma a lui non interessa perché – frase bomba – è meglio consumarsi la calotta cranica a furia di farsi domande, piuttosto che sbattersene di tutto, magari aggiungendoci un dito medio alzato per l’occasione.

Che si inculino un cipresso, dunque,

tanto il mio destino è stare solo con chiunque. 
Alle bestie regalerò i miei sorrisi

come Francesco d’Assisi e Pippi Calzelunghe.

Oooh! CHE SI INCULINO UN CIPRESSO. Perché probabilmente non c’è cosa più vera per chi si sente come lui, del fatto che in ogni caso si è sempre soli con chiunque. E infine, con suprema scioltezza, mischia il sacro col profano delle due figure che parlano con gli animali, sapendo già che il suo destino è quello di ritirarsi nella giungla a parlare con le bestie, che per lo meno non hanno pregiudizi di sorta. Conclusione da Re Leone.

Ora godetevi la canzone. (WOO! Conclusione-leone-canzone. Potrei fare la rapper anch’io. Ahahahahahahah) 😀

Alla prossima 🙂

Pubblicato il 15 novembre 2013, in Senza categoria con tag , , , , , , , , . Aggiungi il permalink ai segnalibri. 2 commenti.

  1. Non riesco a comprendere perché, a fine video, il Capa si libera dalla prigionia (e ne soffre), e subito dopo viene inquadrato un altro tizio nella medesima gabbia.
    Che la “liberazione” rappresenti il conformismo e che dunque, come risaputo, egli si senta fuori luogo in quel contesto, può anche starci, ma il tipo in gabbia? Vuole forse essere la rappresentazione della non-solitudine per Caparezza? Vuole forse dire che, come lui, anche altri hanno intrapreso il suo stesso stile di vita, anche altri sono visti nel medesimo modo dalla società, anche altri si trovano nella stessa posizione psicologica?

    Ma il ragionamento non fila. La gabbia viene riempita solo in seguito alla fuoriuscita del Capa. Perché?

    • Acuta osservazione.
      Devo rivelarti che, nonostante questo brano rappresenti molto per me (è IL brano, la mia canzone preferita) non avevo mai fatto troppo caso al video. In genere, ‘guardo’ sempre di più alle parole, ma adesso che ho fatto più attenzione mi sono accorta di un piccolo particolare, che forse avrai notato anche tu: il tizio a fine video di cui parli è lo stesso dell’inizio, ovvero lo psicologo. E così il cerchio si chiude, no? 🙂
      Della serie che “anche chi non legge Freud può vivere cent’anni”.
      Forse cercare di comprendere troppo, ingabbia, ecco.
      Forse siamo tutti un po’ ingabbiati.

      Comunque mi hai fatto notare cose a cui non avrei mai prestato attenzione, Grazie!
      C’è sempre da imparare, per lo meno da parte mia 😉

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